Le Indignate Rosse
Mai più complici del patriarcato
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 …Perchè questa è la condizione in cui le donne si trovano.

Non possiamo solo vestire i panni delle vittime, se quando abbiamo il potere non facciamo alcuna differenza e non possiamo sentirci dire “svegliamoci”, noi che siamo sveglie da tutta una vita.

Il gioco delle ‘se non ora quando’ consiste nell’addurre argomentazioni che si rifanno ai diritti universali. Purtroppo  non scalfiscono lo status quo, perchè meta-fisiche rispetto alla fisicità –e alla miseria- delle vite materiali.

·       Nel privato abbiamo supplito … privatisticamente al massacro del welfare state attraverso lo sfruttamento inter generazionale e delle donne migranti. Le donne italiane sono quelle che in Europa devolgono un maggior numero di ore – meglio solo del Portogallo- alla famiglia (in media 5 ore al giorno). Per cui non increspa nessuna coscienza che solo l’1,36% del Pil venga speso per trasferimento alle famiglie contro il 3% della Francia. E solo il 12,7% dei bambini/e  tra 0 e 3 anni possa contare sull’asilo nido, mentre il 27% delle donne esce dal mercato del lavoro alla nascita del primo figlio e solo una su tre torna a lavorare.

Io non voglio un ‘wefare per le donne’ ma un welfare e basta.

·       Nel pubblico, dicono, la politica ‘puttanesca’ di questi decenni ha leso la dignità delle donne. Quale? Quella pubblica o quella privata? Lo scandalo dello scambio sessuale in pubblico e dichiarato è solo un problema di moralismo ipocrita. La seduzione è uno strumento di potere che le donne esercitano da millenni. Vogliamo parlare di questo?

La dignità viene protetta e nutrita dalla cultura dei diritti e del rispetto che la mia generazione sta distruggendo ogni giorno.

·       Le donne sarebbero garanti della ‘crescita’ e della ‘democrazia’ e quindi bisogna riconoscere loro maggiore potere.  E per quale ontologica ragione?

o   Cominciamo dalla democrazia.

Mi possono anche stare bene le quote (‘mai più senza di noi’ per me vuol dire questo) ma nel quadro di relazioni politiche tra donne che finora non si sono viste. Parliamo delle donne di sel e del pd in questo momento a Palazzo?!? sia rispetto alle elette che tra di loro. Chi di noi ha fatto (e in che percentuale) esperienza di donne di potere capaci di ascolto?

Quando è stata fatta una valutazione impietosa della esperienza delle Pari Opportunità,  da parte sia della elette che dei movimenti e quando i due soggetti si sono parlati e sostenuti?

Che ne è della dotta distinzione tra il potere al femminile come verbo e il potere maschile come sostantivo?

La teoria femminista –che nasceva in un preciso humus ideale- ha generato l’equivoco per cui la libertà femminile sarebbe stata ‘etica’, la libertà avrebbe avuto l’impronta della liberazione: il femminismo che nasceva dalle costole del PCI e della sinistra avrebbe ‘normato’ tutte le donne come una estensione di sè. Non vedeva la propria inculturazione e si scandalizza per le marcegaglia, le camusso, le veline e le escort.

·       Passiamo alla crescita.

Abbiamo due settori di attività fortemente femminilizzati: la scuola e la pubblica amministrazione.   Fanno per caso la differenza rispetto agli altri?

Forse le donne hanno davvero ‘messo al mondo il mondo’? hanno elaborato una visione di genere della economia sostenibile sul piano sociale e ambientale?

Porrei il tema del precariato come condizione che è passata dai migranti, alle donne, ai giovani. Senza l’unione di queste lotte e di questi soggetti non si vince.

Non porrei un problema di ‘compatibilità con la maternità’ ma più in generale di una produzione che non si fa carico della riproduzione (umana e non solo nel senso procreativo ma anche delle risorse naturali). Dunque

o   Lavorare meno lavorare tutti

o   piena occupazione

o   abrogare la vergogna della legge biagi (dirlo in modo da non farsi querelare)

o   lavoro sensato legato ai bisogni e non all’offerta: distogliere la spesa pubblica dal sostegno alla filiera del cemento, del traffico di rifiuti e dalla catena degli armamenti  e dirottarlo sullo sviluppo (che non è la crescita).

Far pagare il debito a chi l’ha contratto (sarebbe carino anche a chi ha l’ha votato).

Per fare tutto questo c’è bisogno anche della intelligenza delle donne.

Antonella Visintin

 

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