Ieri, 14 novembre 2012, è stata una straordinaria giornata di lotta. In decine di città dei cortei enormi hanno segnato una nuova e radicale disponibilità alla mobilitazione dei giovani, degli studenti, dei precari.
A cui, purtroppo, non ha contribuito adeguatamente il mondo del lavoro. A differenza della Spagna infatti, nel nostro paese lo sciopero di sole 4 ore non si è posto l’obbiettivo di lavorare a quella mobilitazione generale capace di produrre il reale blocco del paese, quella necessaria risposta di massa alla violenza delle politiche d’austerità. Uno sciopero come semplice atto , importante, di formale adesione della Cgil alla mobilitazione indetta dalla CES, senza nessuna volontà di continuità, di costruzione dell’opposizione sociale. La scuola e il mondo della formazione si sono fermati ieri, il resto del mondo del lavoro no.
Occorre essere sinceramente indignati per le tante troppe ipocrisie, le falsità e gli opportunismi che hanno accompagnato la splendida giornata di lotta e che vorrebbero rappresentare i pestaggi brutali della polizia agli studenti come la necessaria risposta alle violenze dei manifestanti.
Soprattutto quando giungono da tanta parte di coloro che se proprio hanno deciso di entrare a ogni costo nelle stanze dei bottoni, dovrebbero, quantomeno, mostrarsi imbarazzati di fronte a poliziotti accecati da un’irrefrenabile violenza contro i giovanissimi partecipanti al grande, pacifico e colorato corteo che ha attraversato la città di Roma. Non ci sono state cariche di alleggerimento, ma la volontà di reprimere duramente il corteo, incutere terrore, arrestare.
Chi era al corteo ,e tutte le prove video e le immagini lo testimoniano efficacemente, ha visto una sola violenza, quella delle forze dell’ordine.
Il messaggio in Italia ,come negli altri paesi dove si lotta, è chiaro: il governo consente solo il dissenso di facciata, quello che pur tra critiche e mal di pancia ha assunto gli obbiettivi di fondo della politica di Monti, dei dettami della BCE , dell’Unione Europea. Il resto non deve avere spazio politico, sociale, è sovversione e come tale va repressa. La repressione che in Spagna è ordinata dal governo del conservatore Rajoy nel nostro paese è agita dal governo di unità nazionale PD-PDL-UDC. Sarà per questa ragione che la stampa italiana, cosiddetta di sinistra, critica la repressione in Spagna e plaude a quella nostrana?
Così gli studenti vengono lasciati soli davanti ai manganelli. Così sono lasciati soli i lavoratori Ikea, quelli dell’Alcoa, dell’Irisbus, della Fiat di Termini imerese e di tante altre aziende chiuse o in crisi a cui il sindacato e la politica non sanno dare risposte.
Non è solo la politica del palazzo e quella che aspira ad entrarci a girare le spalle agli studenti, la stessa Cgil ha duramente condannato le violenze in un comunicato incredibilmente a segno unico.
Noi non siamo d’accordo ed esprimiamo rabbia e indignazione per le violenze ai manifestanti. Siamo solidali e vicini a tutti gli studenti colpiti, ne chiediamo la liberazione immediata e il proscioglimento da ogni accusa. La cosa più preziosa che un sindacato dovrebbe avere è la memoria. La memoria della sua storia, della storia di uomini e donne che hanno sfidato l’ordine costituito dell’ingiustizia, la legalità formale che dava miseria e repressione per rivendicare diritti, democrazia e uguaglianza. Senza quella storia il sindacato non ci sarebbe mai stato, il progresso sociale, civile stesso non ci sarebbero mai stati. Quel popolo di precari, studenti universitari, di giovanissimi studenti medi esprime bisogni e domande che la Cgil dovrebbe ascoltare, rappresentare e organizzare. Ed è gravissimo che ciò non avvenga.
Per questo noi stiamo con gli studenti e con tutti coloro che non ci stanno e vogliono lottare contro le politiche vergognosamente di classe del governo Monti. E continueremo a lavorare alla costruzione di un ampio fronte sociale, alla ricostruzione dell’opposizione a Monti e ai partiti che lo sostengono.
Rete 28 aprile Fiom
S. B.